Riunione Asili Nido: emergono le prime verità

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Un’assemblea a tratti drammatica, quella di ieri pomeriggio, con momenti di tensione fortissima e dalla quale sono emersi particolari e dati di fatto, alcuni incontrovertibili, che contribuiscono a fare luce sulla delicata vertenza degli asili nido.
Da rilevare, prima di tutto, l’assenza di esponenti della Moby Dick, la ditta che si è aggiudicata l’appalto: rifiutare sistematicamente il confronto con amministratori, sindacati, lavoratori e genitori non depone certo a loro favore. Genitori che hanno raccontato di essersi trovati di fronte a personale, quello nuovo, sostanzialmente inesperto, con i bambini che gli sono stati riconsegnati con il pannolino da cambiare.
Durissima anche la posizione dei sindacati che hanno minacciato di adire le vie legali con esposti all’ispettorato del lavoro, alla magistratura contabile e a quella ordinaria. Pare, infatti, che a fronte di un capitolato che prevede al punto 9) il requisito dell’iscrizione all’Albo Regionale delle Cooperative e al punto 7) l’impiego di personale dipendente, ci si trovi in presenza di una cooperativa che ha richiesto l’iscrizione all’Albo il 2 agosto, al momento a quanto pare non ancora, concessa e che impiega personale autonomo a chiamata.
Una ditta che non applica al personale il contratto nazionale delle cooperative, che prevede all’art. 37 il riassorbimento dei lavoratori della gestione precedente, ma quello delle cosiddette “startup” che non offre ai lavoratori le stesse garanzie.
Maurizio Bielli di Agorà ha puntato il dito contro le Amministrazioni ricordando che, in qualunque appalto, se il prezzo di aggiudicazione è troppo basso, l’amministrazione committente ha il dovere di verificare che il personale sia assunto in maniera regolare.
Da quanto ci è parso di capire, comunque, le amministrazioni sono intenzionate ad effettuare tutti gli accertamenti del caso che però, nonostante la concitazione di questi giorni, richiedono determinati tempi tecnici. La cosa che filtra, debolmente ma filtra, ma sono sicuro che è solo una mia impressione, è una certa resistenza, quasi una sorta di vischiosita. È come se le quattro amministrazioni comunali non si volessero risvegliare dal sogno dell’erogazione del servizio a prezzi stracciati, cosa che gli avrebbe portato popolarità, qualche voto e qualche soldo in più, quello dell’importo minore delle integrazioni ISEE, da distribuire a pioggia sul sociale, cosa che con le elezioni il prossimo anno per tre dei quattro comuni, verrebbe proprio bene. Così, a tratti, gli atteggiamenti dei rappresentanti di queste amministrazioni sono risultati indigesti di volta in volta ai lavoratori, agli utenti, ed ai rappresentanti delle cooperative. Poco graditi, poi, sono risultati i richiami alla compostezza del Segretario Comunale e Direttore Generale di Campomorone Stefano Fedeli, che dall’alto del suo incarico retribuito con un lordo 53.449,60 euro nel 2012, fa evidentemente fatica a comprendere gli atteggiamenti di chi ha perso o sta perdendo il lavoro.
Intenso ed appassionato è stato l’intervento di un’ausiliaria, che più che per il posto di lavoro sembrava disperasi per il dover cambiare, in seguito a questa vicenda, l’idea che si era fatta della sinistra e degli amministratori del suo comune, che ha sempre votato.
Ce n’è anche per le cooperative che, non partecipando in blocco alla gara, hanno creato i presupposti per l’affidamento alla Moby Dick. La tensione massima si è avuta proprio quando il Sindaco di Sant’Olcese e l’Assessore Belli hanno ricordato ai lavoratori che la responsabilità per quello che stava succedendo era dei dirigenti delle cooperative che hanno inteso non partecipare alla gara, fatto questo che ha provocato l’abbandono della riunione da parte dei dipendenti, dei responsabili delle cooperative e di alcuni genitori.
Su questo specifico fatto voglio essere chiaro: personalmente non ritengo possa stabilirsi un rapporto causa effetto così diretto. Ma considerando la base d’asta, 460 euro, 10 euro in più dell’importo più alto pagato l’anno scorso, ed i 380 euro con cui è stato erogato il servizio all’asilo di Campomorone, appare lampante come da parte delle cooperative ci sia stato un grosso errore strategico e di valutazione.

Alla fine l’atmosfera era talmente pesante che, proprio noi del Comitato, ci siamo dovuti spendere nel ruolo insolito e che poco ci si addice di pacificatori.
Così, nel nostro unico intervento, abbiamo ricordato come in questa vicenda ci siano errori da tutte le parti. Ad iniziare dal nostro di errore: quello di avere votato questo provvedimento. Ma insieme alla maggioranza volevamo ridurre un po’ i costi per l’utenza, magari con la diminuzione degli incarichi direttivi, non certo provocare un licenziamento in massa dei lavoratori che sapevamo tutelati dall’art. 37. Fortunatamente, però, siamo nelle condizioni di rimediare ai nostri errori. Il capitolato di gara, infatti, stabilisce con chiarezza quali sono i requisiti che deve possedere una cooperativa per ottenere l’affidamento del servizio: se è vero che alcuni di questi requisiti mancano allora ci sono gli elementi per non affidare il servizio alla Moby Dick, ritornare per un certo periodo alla gestione precedente e rifare successivamente un’altra gara facendo tutti tesoro di questa esperienza negativa. Tutto questo fortunatamente accade in comuni di centrosinistra che hanno nel proprio DNA la difesa dei lavoratori, delle donne e della famiglia.
Ho chiuso il mio intervento parlando di quanto accaduto il 15 marzo del 2004. Ero nei laboratori dell’università quando sono stato raggiunto da una chiamata di mia moglie. Era su un taxi e stava portando d’urgenza mio figlio Federico da un professore del Gaslini. Quel giorno due bambini che come lui erano ospiti dell’Orsachiotto, l’asilo di Manesseno, sono morti a causa di un attacco di meningite fulminante. La propagazione del contagio è stata evitata grazie all’esperienza ed alla preparazione del personale dell’asilo che ha saputo applicare correttamente le procedure di emergenza previste in questi casi.
Ma l’esperienza e la preparazione non si improvvisano, e, purtroppo, hanno un costo.

Claudio Di Tursi

AGGIORNAMENTO: Video dll’Intervento di Alessandra, per quindici anni educatrice del nido comunale di Sant’Olcese:

2 Pensieri su &Idquo;Riunione Asili Nido: emergono le prime verità

  1. Non si può mercanteggiare con la salute e la sicurezza dei nostri figli, così piccoli poi!!
    Io sono basita, quanto leggo per me ha dell’incredibile.
    Sono un funzionario del comune di genova e da 14 anni lavoro proprio per le scuole i nidi d’infanzia del comune- Negli scorsi anni verificavo gli standard di qualità dei nidi d’infanzia privati, ( ora mi occupo di quelli pubblici, municipio molassana) ma mai ho visto niente di simile e mi chiedo come sia possibile,quanto descritto, francamente da non crederci!!
    Un ribasso del genere significa non rispettare i rapporti personale – numero di bambini e/o non pagare i lavoratori come da legge.. Per forza, parere tecnico di chi conosce la materia. E non parliamo di sperimentazione ( questa l”ho letta sul secolo!!) : si sperimentano I SERVIZI NUOVI e innovativi: i nidi d’infanzia in italia esitano dal 1972 quando si è chiusa l’OMNI, e di fatto esistevano già prima, li ha inventati Mussolini.

    Come onestamente faceva notare Di Tursi, tanti gli errori che hanno portato a tutto questo, ma io non riesco a capacitarmi del fatto che, amministratori pubblici ( e io sono una di questi!) abbiano volutamente trascurato l’evidenza dei fatti, proponendo un servizio PERICOLOSO che mette a repentaglio la sicurezza dei bambini e la loro incolumità. Capisco bene il problema dei costi troppo alti, ma è pensare al ribasso oltre una certa soglia,non è eticamente proponibile e un’amministrazione pubblica non puo’ farlo, proprio perchè è pubblica, cioè E’ DI TUTTI NOI, non è proprietà privata di un singolo padrone che investe i suoi soldi. Noi amministratori pubblici SIAMO PAGATI COI SOLDI che tutti paghiamo di tasse, e quindi siamo obbigati a garantire servizi di qualità per tutti.
    Invece ci troviamo davanti a un’amministrazione che, lungi dall”essere garante dei diritti dell’utenza e dei lavoratori, dovrebbe essere obbligata dalla magistratura a rispettare le leggi e i contratti!!!

  2. Sono Daniela Zarri, medico psicologo, e, fino a dicembre del 2012 ho ricoperto il ruolo di Coordinatore Pedagogico Distrettuale per il vostro distretto. Ho iniziato nel 2005, come pioniere insieme ad altri nella Regione Liguria, per diventare poi una figura istituzionale secondo la legge 6 del 2009, che disciplina la materia riguardo alle buone prassi a favore dei minori. Condividendo ciò che specifica la “mission” del blog, maggior informazione = maggior potere ai cittadini, vi invito a digitare “legge 6/ 2009 Liguria” e questa vi apparirà. Potrete verificare di persona cosa avete diritto di esigere per voi ed i vostri figli e rilevare le incongruenze tra questo e quanto vi è stato offerto attraverso la compilazione di questo bando ed i suoi esiti. Vi suggerisco anche di digitare “coordinamento pedagogico distrettuale Liguria” e vi appariranno alcune pagine esplicative su questo ruolo che ho ricoperto e che ho contribuito a costruire perché potesse migliorare continuamente la qualità dei servizi a protezione dei valori dei valori, della famiglia e dell’infanzia e dei lavoratori del settore.
    Per chi non avesse voglia di leggersi tutta una ventina di pagine, mi permetto di proporre un succinto riassunto in cui segnalo che la legge del 2009 è stata l’atto finale di un lavoro durato anni, che ha portato prima ad incrementare il numero di strutture d’accoglienza ed a lasciare poi lo spazio per dedicarsi al miglioramento della qualità dei servizi, fino ad arrivare, nel 2011, ed essere identificati, sul territorio nazionale, come la regione sede di un progetto pilota triennale nel quale si dava l’avvio al processo obbligatorio di accreditamento delle strutture pubbliche e private dedicate alla fascia d’età 0-3 anni. In questo processo, per il quale noi coordinatori siamo stati formati come auditor per la qualità prima e, successivamente, a stabilire i parametri per valutare la qualità dei servizi con l’obiettivo di valorizzare gli aspetti pedagogici a favore dei minori e delle famiglie nel rispetto delle diversità locali, si prevedeva di accreditare le strutture che lo meritavano entro tre anni e, fra i parametri che consentivano l’accreditamento ve ne erano e ve ne sono molti che, perfettamente rispettati dalle cooperative che hanno gestito i nidi fino allo scorso luglio, appaiono assai meno rappresentati nella situazione attuale e se essa perdurerà senza sostanziali cambiamenti.
    È chiaro che una riduzione delle rette, a parte la richiesta di pannolini o materiale di cancelleria direttamente alle famiglie, è possibile solo se si agisce penalizzando i lavoratori. Dietro a 300, 380, 430 o 460 euro che gravano sul bilancio di una famiglia (e sui bilanci dei comuni con le quote isee), non ci sono solo le ore del turno dell’educatrice e dell’ausiliaria, con le attività “visibili”: ci sono formazione, esperienza, professionalità acquisita e in continuo sviluppo, supervisione, osservazione, discussione, verifica delle situazioni normali ed a rischio, intervento autonomo o in collaborazione con altri servizi, consulti con operatori diversi, confronti di metodologie, e questo solo sul versante “cognitivo” dell’operato e dell’operatore. Il versante emotivo e relazionale non è un optional ininfluente, perché i bambini da 0 a 3 anni comunicano principalmente secondo un sistema non verbale per il quale affettività, continuità relazionale ed esempio contribuiscono alla formazione corretta della personalità molto più di qualsiasi messaggio verbale. Il gioco libero è la palestra di vita in cui i bambini si allenano ad avere fiducia nel futuro e gli educatori esperti sanno che la loro presenza in quei momenti è più importante che in qualunque altro, poiché possono osservare senza eccedere nell’intervenire, possono conoscere le vere caratteristiche dei bambini, possono confrontarsi fra loro e con i genitori per trovare strategie di intervento se si notano anomalie. Gli educatori esperti sono in grado di confrontarsi con i pediatri e con gli assistenti sociali, sono in grado di sostenere i genitori ad essere o diventare i migliori genitori possibili. Ad essere esperti si arriva con l’umilta’ e la disponibilità a continuare ad apprendere ed a utilizzare diffondere ciò che si è appreso non soltanto sui libri o su manuali aziendali che elencano freddamente competenze e tempi di attuazione delle procedure; sicuramente non si apprende avendo come mission quella di “conquistare il proprio presente, il proprio futuro ed il proprio stipendio promuovendo se stessi…”.
    Non si può nemmeno pensare che tutto quanto è stato svolto finora da una quindicina di educatrici esperte possa essere svolto da meno di metà di loro e per un tempo più lungo, in maniera tale da garantire affetto, continuità, esempio e buona comunicazione tra educatrici, bambini e genitori.
    Il fenomeno dei nidi svenduti, molto più vasto e preoccupante, è esplorabile se digitate “nidi low cost”. Potrete vedere dove si è già verificato ed i forum sul tema.
    Io non sono più il coordinatore del vostro distretto, ma il lavoro fatto in tanti anni lo avete visto indirettamente nelle buone prassi che finora sono state applicate anche su mia progettazione ed indicazione, oltre che per le capacità preesistenti ai miei interventi nelle strutture del distretto, che sono più di quelle coinvolte in questa vicenda. Purtroppo, per decisione unilaterale altrui, sono stata rimossa dall’incarico, ma il mio affetto per tutte le famiglie del distretto e la mia stima per tutte le educatrici, restano immutati.

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