di Flavio Poggi*
A giudicare da come si sta muovendo il mercato automobilistico, con la sempre più diffusa introduzione di modelli ibridi o interamente elettrici, dell’attenzione mostrata dagli amministratori pubblici, soprattutto in ambiti urbani, nell’incentivare la diffusione dei veicoli elettrici (colonnine di ricarica, parcheggi gratuiti, car sharing, ecc.) ed anche dello sviluppo di altri mezzi di trasporto sospinti da batterie (biciclette e scooter, ad esempio), si direbbe che l’era dei combustibili fossili per la mobilità sia finalmente agli sgoccioli.
A prima vista, questa sembrerebbe una grande conquista “green”: basta emissioni, drastica diminuzione dei consumi di idrocarburi e, quindi, dei danni prodotti dai processi estrattivi e di trasporto….eppure….
Eppure, questa svolta ecologica imboccata dalle multinazionali delle automobili e sposata con entusiasmo da molta politica internazionale non mi ha mai convinto fino in fondo.
Credo siamo tutti d’accordo nel dire che il modello di mobilità che ci ha accompagnato nell’ultimo secolo sia ormai totalmente anacronistico ed insostenibile per molte ragioni. Occorre voltare la pagina del petrolio e trovare altre soluzioni. Occorre, però, anche evitare di ripetere gli errori commessi nel corso della nostra pagina di storia precedente. Se la scelta di basare la mobilità del 1900 sul petrolio è stata piuttosto spontanea e casuale, e non è stata certamente intrapresa in maniera consapevole, valutandone a monte tutte le ricadute, oggi potremmo e dovremmo guidare le nostre scelte future in maniera più razionale e cosciente.
La scelta della svolta della “mobilità elettrica” lo è veramente?
Personalmente, riflettendo su questo argomento, mi sono ritrovato di fronte a due zone d’ombra niente affatto trascurabili:
1. cosa contengono le batterie e da dove arrivano le materie prime?
2. Che fine fanno le batterie a fine ciclo di vita?
La grande opportunità che abbiamo oggi, vivendo nell’era di internet, è che, con un po’ di attenzione nel cercare le fonti attendibili, possiamo abbastanza facilmente trovare risposte ai nostri dubbi.
Cominciamo dalla prima domanda. I componenti fondamentali delle più moderne batterie dei veicoli elettrici sono litio e cobalto. Ad oggi, il litio proviene soprattutto dal Sud America, dai grandi laghi salati andini di Bolivia, Argentina e Cile, che si trovano a quote fra i 2.000 ed i 4.000 metri in aree desertiche, incontaminate, spesso di grande pregio ambientale. A quanto pare, le riserve di questo metallo sono abbondanti, anche perché fino ad oggi non sono state sfruttate per altri scopi.
Il cobalto, invece, proviene in gran parte della Repubblica Democratica del Congo, paese dilaniato da un’interminabile guerra civile, alimentata proprio dalla corsa allo sfruttamento delle enormi risorse minerarie di quest’area. Già da tempo Amnesty International ha denunciato la situazione in cui versano i minatori di cobalto in questo Paese e il connesso sfruttamento del lavoro minorile (https://www.amnesty.it/appelli/ferma-lavoro-minorile-nelle-miniere-cobalto-del-congo/).
Basteranno le risorse mondiali di litio e cobalto a sostenere le esigenze del mercato se davvero si dovesse traguardare la progressiva completa sostituzione dei veicoli a scoppio? E, in ogni caso, qualcuno si sta preoccupando, oltre che di individuare le riserve e di realizzare le infrastrutture necessarie al loro sfruttamento, anche di evitare le catastrofi umanitarie per le condizioni di vita e lavoro dei minatori e le devastazioni ambientali che invece hanno caratterizzato l’era del carbone e del petrolio? Guarda caso, le principali riserve di queste materie prime si trovano di nuovo nei Paesi del Terzo Mondo; continueremo imperterriti a cercare di perpetuare più a lungo possibile il nostro collaudato modello di sviluppo che prevede che il mondo sia diviso fra agiati sfruttatori e miserabili sfruttati? Viaggeremo beati, inspirando soddisfatti l’aria finalmente pulita delle nostre città, nelle nostre auto elettriche, tenendo nascoste sotto il cofano le vite spezzate dei bambini minatori e degli animali estinti?
Visto ciò che sta avvenendo per il cobalto, conosciamo già le risposte. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Insomma, mi pare di poter dire che a occhio e croce, anche in questo caso, non si stia imparando proprio nulla dalla storia e si stia andando avanti a prendere direzioni di sviluppo guidati dagli appetiti economici del mercato globale piuttosto che dalle reali esigenze dell’umanità e del Pianeta.
Proverò ad affrontare la seconda domanda, cioè quella dello smaltimento delle batterie, in un prossimo post.
* Flavio Poggi, esperto di tematiche ambientali, è Consigliere Comunale
Bambini minatori in Congo (fonte immagine Repubblica.it)
Miniera di cobalto in Congo Fonte immagine – Cnet.com
Salar de Atacama, Cile: una delle maggiori riserve mondiali di litio, ma anche una riserva naturalistica incontaminata. (fonte immagine: lastampa.it)