Sapore di 25 aprile

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di Chiara Ferraris*

Come ogni anno, in questa data, sono pervasa da un sapore antico che non ho assaggiato di persona ma che appartiene al mio DNA, come a quello di ognuno di noi. Cammino per le strade della mia città, Bolzaneto, Sampierdarena, San Gottardo, e anche nella nostra Sant’Olcese, in qualunque quartiere mi aggiri, l’occhio cade sulle targhe che indicano la via, la piazza nella quale mi trovo e le parole – le stesse, sempre le stesse – risuonano tenacemente nella mia testa: partigiano caduto per la libertà, eroe della resistenza, e altre simili. La nostra storia passa attraverso nomi e volti appesi sui muri della nostra città e che, ogni giorno, con noncuranza oltrepassiamo senza riflettere. E invece, quest’aria primaverile, mi fa proprio riflettere. Penso a questi giovani: leggiamole, ogni tanto, le date incise sulle pietre e scopriamo che moltissimi di loro sono morti neanche ventenni. Penso ai sentieri umidi calcati dai loro scarponi, penso ai boschi dei nostri colli, che hanno incrociato quegli sguardi pieni di speranza e mi domando spesso cosa penserebbero ora, a vedere la loro Italia ridotta in questo stato. Ci sono troppe cose che non vanno, troppa burocrazia, troppi interessi in gioco, la politica sembra prenderci in giro, cambiamo più spesso governo che calzini, la gente è stanca, stressata, svogliata, disincentivata, i giovani cercano lavoro altrove, chi riesce, altrimenti si sta lì ad aspettare che ci sia un posto anche per loro, in questa nostra società, le famiglie sono abbandonate a loro stesse, chi ha bisogno è lasciato al margine, è un sistema che corre, corre, corre e non va da nessuna parte.
Mi domando cosa abbia a che fare questa Italia con quella che i giovani partigiani hanno liberato e sognato, settant’anni fa. Gli alti ideali di libertà che hanno spinto uomini e donne di un tempo – ricordiamoci anche delle donne della resistenza! – ad indossare un coraggio spropositato sono stati, ad un certo punto della nostra storia, traditi. Abbiamo permesso che un diffuso disinteresse si impossessasse di noi e ci siamo lasciati scivolare in una sorta di noia giustificata da un sistema che va per conto suo e in direzioni a noi poco chiare.
Credo, però, che il loro eroismo debba richiamare in noi tutti un forte senso di responsabilità.
Mi spiego meglio: credo che, ad ognuno di noi, sia chiesto di fare uno sforzo in più.
Non basta stare a guardare! Non basta PIU’ stare a guardare!
Le cose non ci piacciono? CAMBIAMOLE! Le cose non vanno bene? RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE! Nel nostro piccolo, nelle piccole sfide quotidiane, in quello che costruiamo ogni giorno, in ciò che insegniamo ai nostri figli: l’indifferenza, il “lavarsene le mani”, perché sono affari più grandi di noi, non porta da nessuna parte.
Leggendo qualche libro sulla Resistenza genovese, mi trovo ad incrociare il pensiero di ragazzi giovanissimi – diciassette, diciotto anni – che, ad un certo punto, hanno creduto fortemente che si dovesse intervenire per cambiare il corso della storia: questo li ha portati all’azione, consapevoli che la posta in gioco era la loro stessa vita. E’ toccante leggere quelle righe, le ansie e i timori di chi parte senza sapere se ritornerà.
E adesso so con certezza che la Resistenza non è mai finita. Non può finire: tradirebbe il significato intrinseco della parola. Resistere vuol dire lottare contro i mulini a vento, scoprire le proprie carte e giocarle tutte, magari alzare un po’ la voce, se necessario, saper trovare nuove strade per affermare la giustizia, in tutti gli ambiti in cui essa si esprime: nella società, nella scuola, in famiglia, nell’associazionismo, nelle nostre relazioni di tutti i giorni.
Resistere vuol dire credere onestamente che i cambiamenti siano possibili e auspicabili e che valga la pena lottare per essi. Lo possiamo fare, ognuno di noi può farlo, passo dopo passo, nella propria vita, onorando lo sforzo che qualcuno ha fatto anni fa riconsegnando nelle nostre mani il Paese che adesso sta a noi far fiorire.
Certo, ci vuole coraggio e forza di volontà!
Ma, in fin dei conti, sappiamo che può funzionare!
“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Antonio Gramsci_ Indifferenti_ Scritti Giovanili

* Chiara Ferraris, mamma di due bambini, laureata in biologia molecolare e cellulare , attualmente insegnante di matematica e scienze nelle scuole medie.

Gente vera, gente del Comitato

daniloPestarinoHo chiesto a Danilo di mandarmi una foto per la presentazione della sua candidatura. Me ne ha mandato una serie con la stessa ambientazione dalla quale ho estrapolato quella in  apertura. Per lo stesso scopo, tutti noi abbiamo scelto una foto che ci rappresentasse al meglio, ci siamo messi in ordine… Noi maschi ci siamo fatti la barba, ci siamo presentati un po’ curati all’appuntamento col fotografo di famiglia. Danilo ha mandato una foto che mostra quello in cui crede e per cui lavora, il calcio, lo sport; quello per cui ha lottato e per cui soffre: i capannoni dietro alle spalle che connotano Manesseno come la periferia industriale del capoluogo e non come il paesino a misura di famiglia che era e  tutti vorremmo che tornasse ad essere. Con un sorriso spontaneo e la barba lunga in uno dei pochi giorni dell’anno in cui si riposa, si mostra per quello che è: una persona vera senza sovrastrutture che la politica non ha cambiato.
Stavo per telefonargli, per dirgli “…che razza di foto mi hai mandato, cosa ci faccio?!?”. Poi ho capito il messaggio.
Grazie Danilo, la tua presentazione con quella cazzo di bellissima foto esce domani.
Claudio Di Tursi

Balle Spaziali!!!

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Clicca sull’immagine per leggere una bella dose di PROMESSE NON MANTENUTE dalla Giunta di Centro Sinistra

Conoscere il passato ci aiuta non commettere gli stessi errori, così almeno si dice.

Cliccate sull’immagine e leggete quante promesse elettorali non mantenute dalla Giunta di Centro Sinistra sono contenute in una sola pagina del programma elettorale di cinque anni fa. Cose, alcune anche semplici, come i pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici, che si erano impegnati a realizzare e sono rimaste pura propaganda. E’ una storia che si ripete da quarant’anni: più il paese scivola verso il baratro, più aumentano le promesse elettorali roboanti, tanto i cittadini hanno la memoria corta.

Questa volta ci siamo noi ad aiutarvi a ricordare, voi traetene le dovute conclusioni.

Claudio Di Tursi

Il Programma del Comitato in pillole: edilizia e territorio

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Le elezioni, come una medicina, possono guarire Sant’Olcese. L’importante è prendere la pillola giusta

 

EDILIZIA E TERRITORIO

L’onda lunga dell’espansione urbana di Genova ha progressivamente innescato un processo di “periferizzazione” del nostro Comune. Quella che prima era la campagna più comoda alla Città, sede di villeggiatura di tante famiglie genovesi e di orti che rifornivano molti “bezagnin”, con frazioni vitali circondate da terre coltivate, vigneti e frutteti, si è trasformata in un territorio in gran parte inselvatichito, costellato di case sparse, sorte in maniera disordinata pressoché ovunque. Ciò, insieme con l’avvento della grande distribuzione e la sempre maggior diffusione del trasporto privato, ha cancellato l’identità delle frazioni, convertendole in condomini privi di vita autonoma e, quindi, di un tessuto sociale coeso.

Oggi, la grande crisi economica e demografica che tutto il Paese, ma in particolare la nostra Regione, sta vivendo, mostra i lati negativi del modello di sviluppo che si è finora perseguito:

  • un territorio irrimediabilmente cementificato;
  • relazioni sociali un tempo forti ormai quasi completamente cancellate;
  • chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali nelle frazioni, che costituivano strutture di presidio e di aggregazione;
  • estesa diffusione di situazioni critiche per le problematiche di carattere idrogeologico;
  • abbandono delle campagne e dei boschi, con conseguente degrado del
  • territorio sia da un punto di vista paesaggistico che di manutenzione delle
  • reti di deflusso delle acque.

Se, peraltro, è ormai purtroppo impensabile porre rimedio ai tanti errori che si è pervicacemente perseverato a reiterare fino ad oggi, è quantomeno doveroso imporre un drastico e netto cambio di rotta rispetto al passato. Questo proposito può essere perseguito in maniera efficace ed organica tramite la sostituzione dello strumento urbanistico comunale, il Piano Regolatore Generale, con un nuovo ed aggiornato Piano Urbanistico Comunale. Obiettivi di questo nuovo piano dovranno essere:

  • STOP ALLA CEMENTIFICAZIONE: eliminazione di tutti gli ambiti di espansione urbana, soprattutto di quelli da attuare tramite lottizzazioni;
  • COSTRUIRE SUL COSTRUITO: incentivazione del recupero del patrimonio edilizio esistente;
  • DIMINUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO: previsione di importanti interventi nelle aree a maggior rischio per aumentare la sicurezza dei residenti;
  • RIQUALIFICAZIONE URBANA E RECUPERO DEL TESSUTO SOCIALE: miglioramento della qualità di vita nelle frazioni tramite interventi sulla viabilità, recupero della sentieristica pedonale, completamento della rete infrastrutturale (metano e internet a banda larga), promozione dei prodotti tipici locali e dei centri di aggregazione, anche tramite il sostegno al volontariato;
  • RECUPERO DELLE CAMPAGNE E DEI BOSCHI: azioni di sostegno e di indirizzo atte a promuovere le attività agricole e forestali esistenti (sia aziendali sia familiari).

Chi volesse leggere e scaricare per intero il programma o gli amici delle altre liste che volessero copiarlo ( qualcuno lo ha già fatto) clicchi qui)!